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GIOVANI, GUIDONIA e...
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21/01/08

Legge 194. Libertà di scelta


Prima che la legge 194/78 venisse approvata dal parlamento italiano gli aborti clandestini venivano stimati in oltre 250.000 all'anno.
Bisogna ricordare che le leggi in vigore precedentemente a quell'anno erano quelle del famigerato codice Rocco, dell'epoca fascista, che vietavano sia l'aborto che la contraccezione come delitti contro la stirpe, tanto che la pillola veniva presentata come regolatore del ciclo mestruale e non come contraccettivo.
Il dato più importante però era che anche la donna poteva essere imputata del reato di aborto e quindi molte donne che effettuavano l'aborto clandestino non si presentavano in ospedale quando andavano incontro alle complicanze di interventi il più delle volte eseguiti, soprattutto per le donne povere in assenza delle necessarie precauzioni di sterilità.
Quindi quando avevano la febbre si limitavano a starsene a casa sperando che gli passasse, ma questo faceva sì che l'infezione post-operatoria degenerasse in setticemia, e quindi quando arrivavano in ospedale non restava che ricoverarle in rianimazione dove morivano dopo qualche giorno.
Diverso ovviamente era il discorso per le donne che potevano pagarsi le esorbitanti parcelle delle cliniche private dove i famosi "cucchiai d'oro", così si definivano allora i medici che praticavano l'aborto clandestino a caro prezzo, dal cucchiaino metallico con cui si effettua la pulizia dell'utero, si arricchivano.
Nel 1978 viene approvata la legge che istituisce l'aborto legale, su richiesta della donna entro i 90 giorni dall'ultima mestruazione, e anche dopo in caso di pericolo per la salute psicofisica della donna. (www.vitadidonna.it)

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